Qualche anno fa il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, Vittorio Sgroi, nel corso della relazione annuale sull’amministrazione della giustizia indicò quelle che, a suo parere, erano le cause dell’accresciuta criminalità minorile, e cioè: “crisi di valori, esaltazione di modelli negativi, successo attraverso l’arricchimento facile e rapido … un modello di sviluppo sociale e politico che tende ad esaltare la competitività esasperata”. Secondo quel giudice, oggi c’è “chi non si preoccupa d’altro che di creare stili di vita, lanciarli attraverso poderose campagne pubblicitarie, imporli all’attenzione dei più giovani determinando in loro una forte dipendenza: tutto ciò al solo fine di indurre a consumare sempre di più”. Pertanto “il comportamento deviante dei giovani agganciati da simili stili si esprime in modi diversi, come conseguenza o della banalizzazione dei valori (della vita umana o della sessualità, ad esempio) o della frustrazione per il mancato conseguimento delle mete sociali indicate come essenziali per il conseguimento dell’identità” (“Figli del dio denaro” – Il Corriere della Sera, 22 gennaio 1994).
Circa 2.00 anni prima un apostolo cristiano, Paolo, aveva già dato un avvertimento contro tale tendenza scrivendo, sotto ispirazione divina, che: “negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi … attaccati ai piaceri più che a Dio … i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo” (2Timoteo 3:1-5,13 – CEI). Non possono, quindi, esserci dubbi sull’adempimento di queste parole profetiche nei nostri giorni in cui la società umana sprofonda sempre più nella mancanza di amore, nell’avidità, nella ricerca dei piaceri, mentre la violenza e l’odio aumentano vertiginosamente.
Intanto che gli esperti umani si limitano a constatare gli effetti della degenerazione della società umana, la Parola di Dio ne indica la causa prima affermando che gli uomini sono “attaccati ai piaceri più che a Dio”. Louis Cassels, lo scomparso giornalista, autore di numerosi articoli e saggi di religione ed etica, nel suo libro What’s the Difference? parlando dell’ “edonismo”, che descrive come la “fede nel piacere”, dice: “il nome viene dalla parola greca che significa piacere, e la sua discendenza intellettuale risale al filosofi greci, in particolar modo a Epicuro. L’edonista crede che il godimento sia il principale fine dell’esistenza umana … Gli edonisti non hanno mai ritenuto appropriato organizzare una chiesa, o di istituzionalizzare altrimenti la loro fede. Infatti, molti di essi ritengono conveniente rendere servizio di labbra ad altri credi religiosi e mantenere legami nominali con le chiese che hanno un alto grado di prestigio nella comunità. Per questa ragione, è difficile stimare quanti aderenti questa religione abbia attualmente … ma il numero è senza dubbio assai grande. E cresce abbastanza rapidamente”. Proprio come scrisse l’apostolo, questi hanno “una forma esteriore di devozione ma rinnegano la sua potenza” (2Timoteo 3:5 – ISV).
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